Polemica sacchetti per la frutta e la verdura: secondo il ministro della Salute, le Bag elvetiche non sono igieniche e favoriscono il diffondersi di batteri
ROMA - L'idillio è durato poco più di ventiquattr'ore; a interromperlo, una voce autorevole. Se fino a ieri mattina, alle prese con i sacchetti della frutta e la verdura da pagare, l'Italia guardava alla Svizzera e al Ticino con un pizzico di lode e un altro di invidia, additandoli a modelli da seguire per quelle borse ecologiche e riutilizzabili da comprare una volta e per tutte, nel pomeriggio ci ha pensato il ministro della Salute a rimettere le cose “in ordine”. La Confederazione non ha nulla da insegnarci, ha implicitamente dichiarato; anzi di più: sbaglia.
Alla faccia del direttore di Legambiente Stefano Ciafani, che proclamava come «una retina» – chiara allusione alle Veggie o Multi Bag elvetiche – «risolverebbe tutto». Alla faccia pure del collega titolare del ministero dell'Ambiente, Luca Galletti, che ipotizzava una correzione della legge e la possibilità di arrivare al supermercato già dotati di borse proprie. «Non siamo contrari al fatto che il cittadino possa portare i sacchetti da casa, a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti», poco più tardi chiudeva le porte Beatrice Lorenzin, per bocca del segretario generale del dicastero Giuseppe Ruocco.
La Svizzera, insomma, non è un esempio da seguire, per ponderate ragioni: «Il riutilizzo dei sacchetti determinerebbe infatti il rischio di contaminazioni batteriche con situazioni problematiche». Problemi di igiene, per dirla in maniera semplificata, che però non convincono la clientela. Tanto più davanti a un dubbio di buon senso che, legittimo e fondato, si è insinuato in fretta tra la gente: chi controllerà che la busta sia davvero intonsa?